Samsara
Samsara quattro facia di Buddha
Uno delle figure più note e interessanti dell’arte buddhista è il Buddha delle 4 facce, simbolo dell’impermanenza degli stati psichici.
In tutte le culture del mondo il valore simbolico dell’arte ha permesso di comunicare attraverso forme non verbali contenuti spirituali o filosofici complessi. Un immagine talvolta può arrivare a una profondità di significati maggiore di quella raggiunta da un discorso, e lasciare una impressione più duratura. Questo è vero soprattutto per la filosofia buddhista che ricorre largamente alle forme artistiche per veicolare valori e concetti fondamentali.
Questo pregevole oggetto proposto in lega di metalli o in terracotta rappresenta una faccia raffigurata in 4 espressioni emotive opposte tra loro.
Gli angoli della bocca piegati verso il basso e gli occhi lacrimosi indicano lo stato del dolore e della sofferenza. È questa la condizione sulla quale il buddhismo riflette in modo più intenso e originale. Una volta raggiunta l’illuminazione Buddha consegna al mondo le 4 nobili verità, cioè l’annuncio di come il dolore non sia eterno ma frutto di una errata prospettiva sulla realtà. La nascita, la malattia, la vecchiaia e la morte portano sofferenza all’uomo, ma sfuggire all’eternità del dolore è possibile. Basta non rimanervi attaccati, perché l’attaccamento genera altro dolore e paura senza fine. Bisogna essere come la zebra, che una volta sfuggita all’assalto del leone riprende a brucare pacifica l’erba senza ricordare il pericolo corso.
Contigua alla faccia che esprime il dolore c’è infatti quella che rappresenta la gioia. Basta quindi cambiare di poco la prospettiva sulle cose per abbandonare gli stati negativi e godere pienamente del presente.
Opposta al dolore c’è la faccia della rabbia, un’altra emozione che avvelena la vita impedendo di vedere le persone e le situazioni in modo sereno. Anche questa emozione non deve occupare tutti i nostri pensieri perché ci toglie energia, e gioia di vivere. Abbandonare l’ira significa fare spazio alla serenità e alla dolcezza, che come un lago sostengono la barca della nostra vita.